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La buona riuscita della raccolta “Scatole di Natale”: un gesto di solidarietà che ha scaldato il cuore di tanti

Lo scorso dicembre, La ONLUS Sant’Ambrogio e la Scuola Freud, hanno sostenuto la raccolta “Scatole di Natale”, un’iniziativa di solidarietà che ha portato un sorriso a molte persone in difficoltà.

La raccolta ha visto un grande successo, riuscendo a raccogliere ben 186 scatole, che sono state distribuite a chi ne aveva bisogno. In particolare, 140 scatole sono state destinate agli assistiti della Comunità Pastorale dell’Abbazia Casoretto, che supporta famiglie e persone sole in difficoltà, mentre le rimanenti 46 scatole sono state consegnate all’Associazione Pane Quotidiano in viale Monza, che da anni è un punto di riferimento per chi affronta momenti di bisogno.

Ma dietro ogni scatola, oltre ai generosi gesti di chi ha donato, si nascondono storie di vita che rendono l’iniziativa ancora più speciale. Uno degli episodi più emozionanti è avvenuto durante la distribuzione presso l’Associazione Pane Quotidiano, dove una bambina di soli 4 anni, accompagnata dalla madre, ha ricevuto una scatola di Natale. Quando le è stato consegnato il pacchetto, la piccola è rimasta incredula, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. La sua reazione sincera, inizialmente convinta che non fosse il suo compleanno e che quindi non potesse ricevere un regalo, ha toccato profondamente tutti i presenti.

I volontari le hanno spiegato che la scatola rappresentava un regalo di Natale, un simbolo di solidarietà e vicinanza, e la bimba ha subito cambiato espressione, sorridendo con gioia. Dentro la scatola c’era un pigiamino rosa della Barbie, una bambola Barbie, caramelle, cioccolatini e bagnoschiuma a tema. La sua felicità era palpabile e ha toccato il cuore di tutti coloro che erano lì, rendendo questo piccolo gesto ancora più significativo.

Questo episodio ci ricorda quanto la solidarietà sia importante e come anche un piccolo gesto possa fare una grande differenza nella vita di qualcuno. Le “Scatole di Natale” non sono solo pacchi regalo, ma simboli di unione e di supporto in un periodo dell’anno che, per molti, può risultare particolarmente difficile.

L’iniziativa ha quindi avuto una grande successo e, per il prossimo anno, l’obiettivo è quello di ripetere la raccolta, sperando di coinvolgere sempre più persone e di riuscire a portare ancora più sorrisi a chi è in difficoltà. Il lavoro di squadra, la generosità e la vicinanza tra le persone sono la forza di questa iniziativa, che non solo porta aiuto, ma riempie anche di speranza e calore il cuore di chi riceve e di chi dona.

Raccolta di abbigliamento destinato ai senzatetto

La Scuola Freud, in collaborazione con la Onlus Sant’Ambrogio e un gruppo di studenti, ha attivato una raccolta di abbigliamento destinato ai senzatetto. L’iniziativa non solo offre un supporto materiale a chi vive in condizioni di estrema difficoltà, ma diventa anche un’opportunità di sensibilizzazione per studenti e docenti. Un bellissimo esempio di come una comunità scolastica possa impegnarsi concretamente per rispondere a una problematica sociale urgente.

Questa azione è particolarmente significativa in un periodo dell’anno, come l’inverno, in cui le difficoltà per le persone senza fissa dimora si intensificano, mettendo a dura prova la loro sopravvivenza. Inoltre, la collaborazione con realtà locali come Team Sadaqa, Opera San Francesco e Casa della Carità dimostra l’importanza di creare una rete di supporto che non si limiti a rispondere all’emergenza, ma che punti a restituire dignità e speranza, aiutando le persone a superare la marginalità.

Iniziative come questa non solo rispondono a bisogni immediati, ma stimolano anche una riflessione più profonda sul nostro ruolo di cittadini attivi, invitando tutti a dare un contributo di solidarietà e a riflettere sull’importanza di costruire una società più inclusiva e giusta.

E’un appello che invita alla generosità, ma anche a un impegno collettivo che va oltre il semplice gesto di donare, e diventa un’opportunità di crescita comune.

Aiutare il prossimo è un atto d’amore

Aiutare il prossimo raffigura uno dei gesti più nobili e profondi che l’essere umano possa eseguire. In un mondo spesso comandato dall’individualismo, riservare tempo ed energie agli altri è un segno di altruismo e di amore illimitato.

L’atto di aiutare non si misura dalla grandezza del gesto, ma dal proponimento con cui lo si compie. Può trattarsi di un aiuto materiale, come offrire cibo a chi ne ha bisogno, o di un supporto emotivo, come ascoltare qualcuno in un periodo difficile. In ogni caso, il valore di queste azioni risiede nella capacità di donare senza aspettarsi nulla in cambio, coscienti che ciò che si offre accresce tanto chi riceve quanto chi dà.

Aiutare il prossimo non significa solo risolvere problemi concreti, ma anche divulgare speranza e calore umano. Questo tipo di amore va oltre il legame familiare o l’amicizia; è un amore universale che abbraccia l’umanità nella sua interezza. Non conta chi sia la persona che aiutiamo: giovane o anziana, vicina o lontana, conosciuta o sconosciuta. Ogni volta che apriamo la mano a qualcuno, dimostriamo che il bene comune è più importante dell’interesse individuale.

Un esempio emblematico è quello dei volontari che dedicano il proprio tempo a chi soffre: nei centri per i senzatetto, negli ospedali o nelle zone colpite da calamità naturali. Sono persone che personificano il vero significato di aiutare, spinti solo dall’amore per il prossimo. Questi gesti, seppur talora muti, lasciano un’impronta incancellabile nel cuore di chi li riceve e sono la dichiarazione che, anche in un mondo incompiuto, c’è sempre spazio per la luce dell’altruismo.

Inoltre, aiutare il prossimo origina un circolo virtuoso. Un’azione gentile può ispirare altri a fare altrettanto, realizzando una catena di bontà che si estende oltre ciò che possiamo immaginare. È il principio della reciprocità: ciò che doniamo, in qualche modo ritorna a noi, accrescendo le nostre vite e rendendole più piene di significato.

In conclusione, aiutare il prossimo è davvero un atto d’amore. È un modo per costruire un mondo più giusto e umano, in cui la solidarietà diviene il fondamento delle relazioni tra le persone. Se ciascuno di noi facesse la propria parte, anche con piccoli gesti quotidiani, potremmo convertire l’indifferenza in compassione e l’egoismo in generosità. Perché, come diceva Madre Teresa, “Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore.”

Progetto Scatole di Natale: un’importante opportunità educativa

Il progetto Scatole di Natale, promosso dalla Comunità Pastorale dell’Abbazia Casoretto con il Patrocinio del Municipio 3, rappresenta una straordinaria occasione di solidarietà e sensibilizzazione per la nostra comunità. La ONLUS Sant’Ambrogio e la Scuola Freud, coerentemente con i loro valori, hanno deciso di sostenere con entusiasmo questa iniziativa, invitando tutte le famiglie e la comunità scolastica a partecipare attivamente.

L’invito nasce dall’importanza di offrire un sostegno concreto alle persone in difficoltà, soprattutto in un periodo dell’anno che dovrebbe essere sinonimo di gioia e condivisione. Le scatole di Natale sono un gesto semplice ma di grande valore: raccogliere piccoli regali e pensieri per chi vive situazioni di difficoltà, permettendo loro di vivere il Natale con un sorriso e un po’ di speranza.

Questo progetto non è solo un’iniziativa natalizia, ma un’importante opportunità educativa. L’invito a partecipare si fonda sull’idea di far crescere nei ragazzi un forte senso di solidarietà, attenzione verso gli altri e capacità di vedere oltre il proprio mondo. Partecipare alla raccolta significa imparare quanto sia fondamentale il gesto del dono e il valore del sostegno reciproco, creando una comunità più coesa, unita e inclusiva, dove nessuno si senta solo o dimenticato.

La partecipazione degli studenti alla raccolta delle scatole di Natale non solo aiuta chi è in difficoltà, ma contribuisce anche a formare giovani più sensibili e consapevoli delle necessità degli altri, capaci di fare la differenza nel migliorare la vita di chi ci circonda. Con il loro contributo, gli studenti trasmettono un messaggio di speranza e cambiamento, costruendo un legame forte con la comunità e imparando ad essere protagonisti attivi nel costruire un mondo più giusto.

Scatole di Natale non è solo un’iniziativa caritatevole, ma una vera e propria occasione per crescere insieme, per rendere tangibile il valore della solidarietà e per ricordarci che ogni piccolo gesto di generosità può fare una grande differenza.

Perché fare Volontariato?

Fare volontariato indica offrire gratuitamente il proprio tempo, energie e competenze per aiutare gli altri e partecipare ad una causa. È un’attività svolta senza scopo di lucro, ma con il desiderio di fare la differenza nella vita delle persone, nella comunità e nell’ambiente. Fare volontariato è una scelta che arricchisce non solo chi riceve aiuto, ma anche chi lo offre. Il volontariato consente di dare un supporto concreto a chi ne ha più bisogno: persone in situazioni di disagio, comunità svantaggiate o l’ambiente naturale. Anche piccoli gesti possono avere un grande impatto. Aiutare gli altri ci insegna a comprendere meglio le difficoltà altrui e molte attività di volontariato acconsentono di acquisire nuove capacità, come organizzazione, lavoro in team o problem solving, s’impara ad apprezzare ciò che si ha e a guardare la vita con una prospettiva diversa. Il volontariato è una forma concreta per fare la differenza: affrontare problemi sociali o ambientali non è solo compito delle istituzioni, ma anche dei singoli cittadini. Numerosi studi dimostrano che fare volontariato, riduce lo stress e aumenta la felicità, rafforza l’autostima ed offre uno scopo e un senso di appartenenza.

Partecipare a progetti di volontariato ci fa sentire connessi a una comunità e a un’idea più ampia di solidarietà. In sintesi, fare volontariato non arricchisce solo chi riceve aiuto, ma rende anche chi dona tempo ed energia una persona migliore, più consapevole e più felice.

Anche un piccolo gesto conta: il volontariato è un modo per trasformare le proprie azioni in un segnale di solidarietà e speranza. Il volontariato è una delle manifestazioni più nobili dell’essere umano: offrire il proprio tempo, le proprie energie e il proprio cuore agli altri senza attendere nulla in cambio. Viviamo in un mondo spesso segnato da disuguaglianze, ingiustizie e difficoltà, ma il volontariato è un modo per rievocare che ognuno di noi può fare la differenza, anche con piccoli gesti. Fare volontariato esprime prediligere di aiutare chi è in difficoltà, senza cercare un guadagno personale. È un atto di generosità che può manifestarsi in tanti modi ma ogni attività di volontariato, anche la più semplice, contribuisce a migliorare la società e a costruire un mondo più solidale. Il volontariato non serve solo a colmare bisogni materiali, ma anche a creare connessioni umane profonde. Chi fa volontariato impara a guardare oltre se stesso, a capire le difficoltà altrui e a sviluppare empatia. Inoltre, aiuta a rafforzare il senso di comunità: ci ricorda che, in fondo, siamo tutti legati e che il benessere di una persona può influire su quello di molti altri; è importante ricordare che il volontariato non dovrebbe essere limitato a particolari periodi dell’anno, come il Natale, ma dovrebbe diventare parte della nostra vita quotidiana. Anche piccole azioni di gentilezza o generosità, come aiutare un vicino di casa o donare del tempo per una onesta causa, possono essere un inizio. Il volontariato è la dimostrazione che, anche in un mondo spesso dominato dall’egoismo, sussiste ancora spazio per la solidarietà e l’amore verso gli altri. Non importa quanto grande o piccolo sia il nostro contributo: ciò che conta è l’intenzione di fare del bene e il desiderio di rendere il mondo un posto migliore.

Donare ci aiuta a stare meglio

Le spiegazioni che muovono le persone a donare possono essere le più differenti, da chi utilizza la donazione per assicurare la propria supremazia, per produrre forme di dipendenza o addirittura per reprimere il donatario; talvolta, anche se contraria e incompatibile con il pensiero funzionale, la donazione può essere utilizzata per il perseguimento di secondi fini.

Quindi esistono donazioni e donazioni, ma c’è un donare che è un po’ più lontano dai secondi fini, diverso da quello concepito dal pensiero strumentale e più vicino a un’opportunità, quella di contribuire alla realizzazione del bene comune.
I motivi utilitaristici si uniscono alle esigenze ideali, pensiamo ad esempio alle donazioni fatte a benevolenza della ricerca scientifica in campo medico dove, vicino al sentimento di fare una cosa giusta, vi è anche l’aspettativa che, un giorno, potremmo essere noi o i nostri cari i beneficiari dei miglioramenti e avanzamenti che verranno fatti grazie a queste offerte.
C’è poi chi vive la regalia come un’occasione per confermare i propri valori, come una modalità per raccontare la gratitudine per ciò che ha ricevuto o comunque compiere un dovere morale che deriva dalle proprie credenze religiose o dal senso civico, se non perfino dal senso di colpa che nasce naturalmente nel vedere la sofferenza quando invece si vive nell’eccesso.

Non è un caso che siano molteplici le organizzazioni che fanno proprio leva su tale coscienza di colpa per sollecitare le donazioni. Il dono, principalmente in una società in cui la democrazia simbolica è in evidente crisi, può divenire un’efficace modalità per sostenere il proprio essere cittadino. Attraverso il dono è possibile partecipare realmente alla definizione e alla realizzazione del bene comune. Inoltre, grazie ai benefici fiscali noti, è possibile indirizzare, seppure in modo marginale, la spese pubblica.
Ciò di cui dobbiamo essere coscienti è che il dono può appagare alcuni dei bisogni oggi più diffusi e a cui la nostra collettività non sembra essere in grado di dare riscontri adatti: il bisogno di senso, di attinenza, di relazioni vere perché non strumentali, di essere identificati nella propria dignità, di vivere emozioni originali. Si tratta di bisogni che difficilmente possono essere appagate con l’acquisto di beni e servizi, ma che, grazie al dono, possono essere soddisfatte generando quella felicità che la società del benessere non sembra in grado di conquistare.

Concludendo, il dono ci concede di testimoniare tangibilmente la nostra umanità in quanto è un atto libero, forse l’unica azione veramente libera che possiamo sperimentare, non solo perché non ci può essere obbligato, ma perché custodisce in sé quella profondità etica, quella capacità di fare ciò che abbiamo individuato come buono, bello e giusto, che è la sola che realmente ci caratterizza come esseri umani. Tramite l’offerta, noi revochiamo sulla dignità dell’altro, riconoscendolo come fine del nostro operare e non mezzo, come invece avviene negli scambi commerciali, dato che il fine del dono è il rapporto che si crea e non la cosa barattata. Promuovere il dono esprime il creare una società migliore, perché veramente umana.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

In Italia ci sono poco meno di 8 milioni di persone con disabilità, che rappresentano circa il 13% della popolazione. Un’indagine di Eurostat ha confermato il legame tra disabilità e povertà: il 33% delle persone con disabilità in Italia è a rischio di povertà, rispetto al 23% delle persone senza disabilità. Le persone con disabilità hanno minori opportunità di lavoro e un accesso limitato all’istruzione, all’assistenza sanitaria, ai trasporti, agli alloggi e alla tecnologia.

Nonostante l’Italia abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità manca ancora un sostegno significativo per le persone disabili in termini di assistenza economica, come dagli “Adeguati livelli di vita e protezione sociale” dell’art.28 del Trattato.

Sia l’Italia che l’Unione Europea sono Stati Parti della Convenzione ONU, l’Italia dal 3 marzo 2009,e l’Unione Europea dal 23 dicembre 2010, che riconosce il diritto a uno standard di vita adeguata alle persone disabili e le loro famiglie, in particolare l’articolo 28 afferma che gli Stati Parti riconoscono il diritto a un adeguato tenore di vita e protezione sociale alle persone con disabilità e le loro famiglie, compreso l’accesso al cibo, ai vestiti e all’alloggio. Inoltre, devono essere adottate misure appropriate per proteggere e promuovere questo diritto senza alcuna discriminazione basata sulla disabilità.

La prima erogazione del 26 gennaio dell’Assegno di Inclusione da parte dell’attuale governo di un importo medio mensile di 10,84 euro in più delle stime, e cioè 645,84 euro di media mensile contro 635 euro stimati dal Ministero del Lavoro, che a regime andranno a oltre 600mila famiglie che hanno fatto domanda, per una platea potenziale di 737mila nuclei familiari, che assumendo che facciano tutti domanda di Assegno di Inclusione, e che verrà accolta a tutti, beneficerà 1,757 milioni di persone,3 sui 5,674 milioni di poveri assoluti in Italia.

Nel 2009, l’Italia ha istituito l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità per promuovere l’attuazione della Convenzione ONU e monitorare le politiche sulla disabilità. Tuttavia, già nel rapporto all’Italia datato 31 agosto 2016 dal Comitato ONU delle Persone con Disabilità sono state sollevate preoccupazioni riguardo alla risposta del nostro Paese sui diritti delle persone con disabilità, incluso per quanto riguarda i livelli di povertà e la carenza di protezione sociale.
Secondo un articolo del Sole 24 Ore, “La mancanza di fondi pesa sulle persone con disabilità”, le persone con disabilità in Italia sono quasi 8 milioni, 7.658.000, circa il 13% della popolazione. Si tratta spesso di single anche anziani al limite della non autosufficienza. 11 dicembre 2023

Con la Legge 3 marzo 2009 n. 18 il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica e l’esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007, che diventa legge dello Stato. ll Sole 24 Ore, “Assegno d’inclusione e supporto di formazione, ecco l’identikit di chi li ha chiesti”. Il Sole 24 Ore, “Si contano oltre 5 milioni 674 mila poveri assoluti in Italia, un residente su dieci”.

L’unico documento pubblico del Comitato ONU delle Persone con Disabilità, in assenza di un documento dell’Italia: in altre parole, sull’Osservatorio, c’è solo la prima risposta dell’ONU. Nonostante i progressi compiuti, l’Italia è ancora priva in termini di sostegno economico alle persone disabili, come dovrebbe essere nella Convenzione delle Nazioni Unite. La Commissione europea ha adottato la Strategia europea per la disabilità 2021-2030 per affrontare le discriminazioni e le barriere che incontrano le persone disabili nell’Unione Europea sulla base della Convenzione ONU e delle proprie precedenti politiche programmatiche sulla disabilità.

Tuttavia, tale Convenzione, approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 13 dicembre 2006, rappresenta un importante risultato raggiunto dalla comunità internazionale in quanto strumento internazionale già vincolante per gli Stati Parti. L’Italia e l’Unione Europea hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite, che mira a promuovere e proteggere i diritti e le libertà delle persone disabili, e avendo l’Italia sottoscritto anche il protocollo opzionale, significa la volontà politico-legale di attuare tutta la Convenzione ONU.

È fondamentale che l’Italia dia piena attuazione ai diritti delle persone con disabilità, senza ulteriori ritardi. L’attuazione prioritaria dell’articolo 28, “Adeguati livelli di vita e protezione sociale”, rappresenterebbe un significativo passo avanti per l’Italia e per i suoi oltre 7,5 milioni di cittadini disabili, che sono tra le persone più vulnerabili del nostro Paese. Marco Farinelli è inabile civile. Nel 1992 ha conseguito un Master of Arts in scienze politiche con specializzazione in relazioni internazionali alla University of Pennsylvania negli Stati Uniti. Questo titolo accademico è stato riconosciuto nel 1995 dall’Università di Bologna come equivalente a una Laurea in Scienze Politiche con indirizzo Politico-Internazionale.
“Un’Unione dell’uguaglianza: strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030.